Distanza sociale: no grazie!

L’estate che sta finendo quest’anno è molto diversa da qualsiasi altra abbiamo vissuto. Il momento della ripartenza scolastica e della riapertura delle attività commerciali dopo la pausa estiva, non è affatto usuale. Regna l’incertezza e un nuovo modo di vivere a distanza di sicurezza che, dopo molti mesi, comincia a lasciare il segno.

Il caso di Giorgia: la paura di uscire di casa

Giorgia dopo il lungo periodo di lockdown, quando finalmente è stata autorizzata ad uscire, si è bloccata sul cancelletto, tenendolo mezzo aperto. Non riusciva a mettere il piede fuori dal confine. Nei mesi d’isolamento, aveva evitato ogni contatto. Si faceva recapitare anche la spesa a casa. Quando ha chiesto di essere aiutata, era molto turbata. Questa paura l’aveva colta di sorpresa. Doveva proteggersi dal virus, invece ora erano l’esterno di casa ed incontrare altre persone ad essere vissute come una minaccia. Si era disabituata al contatto e il panico provato in solitudine aveva amplificato l’effetto. Nelle sedute parlando dei sui blocchi è emersa la consapevolezza che la radice della paura era di essere malata. Ma nel riconoscere che le sue paure erano legittime, queste hanno iniziato a perdere potere. Il lavoro è stato graduale per riacquistare fiducia in sé stessa e negli altri. Ha potuto così riallargare i confini della sua base sicura.

Quello che va mantenuto, per contrastare il Covid-19, è il distanziamento fisico. Vanno invece incentivate il più possibile, la vicinanza sociale e il rafforzamento delle relazioni. E’ stato ampiamente dimostrato scientificamente la necessità del tocco amorevole e rassicurante nel periodo dell’infanzia. La sua privazione comporta l’inibizione della produzione dell’ormone della crescita (GH), l’inattivazione di processi sinaptici deputati ad un sano sviluppo psichico e motorio. Risalgono al 1945 gli studi, del medico Renè Spitz, sugli effetti devastanti della deprivazione di cure e di contatto dei bambini negli orfanatrofi; quando le cure si riducevano al solo sfamarli e tenerli al minimo puliti, i bambini non crescevano e nei peggiori dei casi morivano entro i primi due anni di vita. La necessità del contatto rimane fondamentale per l’intero arco di vita. L’esperienza di privazione, ha reso tutti più consapevoli di questo.

Come mantenere una relazione significativa alla giusta distanza

E’ possibile essere in contatto con l’altro e sentirlo mantenendo la distanza di sicurezza? Per noi italiani il calore della stretta di mano, dell’abbraccio o del bacio sulla guancia sono un gesto naturale, ormai istintivo. Il primo passo è trovare un nuovo modo di salutarci all’incontro. Guardando ad est, ci sono paesi orientali dove il contatto fisico è meno consueto. Ad esempio in Giappone ci si saluta con un’inchino o un’inclinazione del capo in avanti, in Sri Lanka o in Thailandia si congiungono le mani davanti al petto. Ma quello che voglio trasmettere in questo articolo non è il cosa fare, ma il come stare in quel saluto. Uno di fronte all’altro, occhi negli occhi, mani sul cuore o congiunte, o in un autoabbraccio che a specchio voglio regalare all’altro. E’ la qualità della mia presenza a fare la differenza. Quando il tempo sembra fermarsi perché niente è più importante in questo momento di quest’incontro. Sono proprio io e sei proprio tu e siamo insieme. Essere in contatto ha a che fare con la relazione in primis con sé stessi. Mi sono preso il tempo oggi di sentire come sto? Di cosa ho bisogno? Un ampio e lento respiro, nel quale riconoscere la mia postura, se sono presenti delle tensioni, la qualità dei propri pensieri o l’emozione dominante. Una profonda connessione con se stessi predispone ad una connessione con l’altro e le parole possono davvero avere l’effetto di una carezza o di un abbraccio.

Quindi restiamo insieme, alla giusta vicinanza.

Laura Di Bitonto

Scopri chi sono e le aree su cui intervengo il counseling e la bioenergetica che esercito.

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Laura Di Bitonto

  • COUNSELOR SOMATORELAZIONALE

  • CONDUTTRICE DI CLASSI DI BIOENERGETICA

  • DOTTORESSA IN SCIENZE MOTORIE

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